per l'Africa
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Messaggio della Giornata Mondiale del Teatro 2018 – Africa
Were Were Liking, Costa d’Avorio
Artista
multidisciplinare
Un giorno, un essere umano decise
di porsi delle domande davanti a uno specchio (un pubblico), di inventarsi delle
risposte e, di fronte allo stesso specchio, (il suo pubblico)
di fare autocritica, di
prendere in giro le sue stesse domande e risposte, di riderne e di
piangerne, comunque, e alla fine, di salutare e benedire
il suo specchio (il suo Pubblico), per avergli dato questo
momento di dispetto e tregua, allora s’inchina e lo
ringrazia per mostrargli gratitudine e rispetto …
Nel profondo, era alla
ricerca di pace: pace con se stesso e con
il suo specchio.
Stava facendo teatro …
Quel giorno, parlava …
disprezzando i suoi
punti deboli, le sue contraddizioni e le sue deformazioni, condannando, attraverso
mimica e contorsioni, le sue meschinerie, che
hanno infangato la sua umanità, i suoi inganni, che
avevano portato cataclismi.
Parlava a se stesso …
ammirandosi nei suoi
scatti crescenti, nelle sue aspirazioni
alla grandezza, alla bellezza, ad un essere migliore,
ad un mondo migliore, che avrebbe costruito
con i propri pensieri,
che avrebbe potuto
forgiare con le proprie mani, se lui, insieme al suo
riflesso nello specchio, lo avesse voluto, disse a se stesso, se lui e il suo specchio
ne condividessero il desiderio …
Ma lui lo sa: stava
facendo una Rappresentazione una derisione, senza
dubbio, un’illusione, ma anche, certamente,
un’azione mentale, una costruzione, una
ri-creazione del mondo: stava facendo teatro …
Anche se sabotava tutte
le speranze attraverso le sue parole
e i suoi gesti accusatori, era deciso a credere che tutto si sarebbe
compiuto in una sola sera
con i suoi sguardi
folli,
con le sue parole dolci,
con i suoi sorrisi
maliziosi,
con il suo buon umore,
con le sue parole che,
offensive o cullanti,
avrebbero compiuto
l’intervento chirurgico per miracolo.
Sì, stava facendo
teatro.
E, in generale, da noi in Africa, specialmente nella zona
del Kamite da cui provengo, prendiamo in giro tutto
anche noi stessi: ridiamo anche nel lutto
quando piangiamo,
battiamo la terra,
quando ci fa arrabbiare, con il Gbégbé o il
Bikoutsi intagliamo Maschere
paurose, Glaé , Wabele o Poniugo, per dare forma ai
Principi Assoluti che ci impongono la
ciclicità e i tempi. E i burattini, che, come
noi, finiscono per plasmare i
loro creatori e, soggiogare i loro
manipolatori.
Concepiamo dei rituali
in cui la parola, ritmicamente cadenzata
da canzoni e respiri, avanza alla conquista
del sacro, incitando danze come
fossero trance, incantesimi e richiami
alla devozione, ma anche, e soprattutto,
scoppi di risate per celebrare la gioia
di vivere che nemmeno secoli di
schiavitù e colonizzazioni, di razzismo e
discriminazioni, né eternità di
indicibili atrocità hanno potuto soffocare o
schiacciare.
Dalla nostra anima di
Padre e Madre dell’Umanità, in Africa, come in
qualsiasi parte del mondo, facciamo teatro …
E in quest’anno speciale
dedicato all’ITI (Organizzazione Mondiale per le Arti Performative), sono particolarmente
felice ed onorata di rappresentare il
nostro continente per portare il suo
messaggio di pace Il Messaggio di Pace del
Teatro; perché questo
continente, di cui non molto tempo fa fu detto che il mondo
poteva farne a meno, senza che nessuno
avvertisse malessere o mancanza, è stato di nuovo
riconosciuto nel suo ruolo primordiale di Padre e Madre
dell’Umanità e il mondo intero ci si
sta riversando …
Perché tutti sperano
sempre di trovare la pace nelle braccia dei propri
genitori, non è vero? E come tale, il nostro
teatro più che mai, riunisce e impegna tutti gli umani,
specialmente tutti coloro che
condividono il pensiero, la parola e l’azione teatrale, ad avere maggiore
rispetto per se stessi e per gli altri, favorendo i migliori
valori umanistici,
nella speranza di
riconquistare una migliore umanità in ciascuno: quella che fa rinascere
intelligenza e comprensione, attraverso questa parte
delle culture umane, tra le più efficaci, quella che cancella
tutti i confini: il teatro …
Una delle più generose,
perché parla tutte le lingue, coinvolge tutte le
civiltà, riflette tutti gli ideali ed esprime una profonda
unità di tutti gli uomini che, nonostante tutte le
contrapposizioni, cercano soprattutto di
conoscersi meglio e di amarsi meglio, in
pace e in tranquillità quando la
rappresentazione diventa partecipazione, ricordandoci il dovere
di un’azione che ci impone il potere del teatro di
far ridere e piangere tutti, insieme, diminuendo la loro
ignoranza, aumentando la loro conoscenza, affinché l’uomo torni ad
essere la più grande ricchezza dell’uomo. Il nostro teatro si propone,
essenzialmente, di riesaminare e rivalutare tutti questi principi
umanistici, tutte queste grandi virtù, tutte queste idee di
pace e amicizia tra i popoli, così tanto sostenute
dall’UNESCO, per reincarnarle nelle
scene che creiamo oggi, in modo tale che queste
stesse idee e questi stessi principi diventino un bisogno essenziale e un pensiero profondo,
prima di tutto, dei creatori di teatro, che potranno così
condividerli meglio con il loro pubblico.
Ecco perché la nostra
ultima creazione teatrale, intitolata “L’Arbre Dieu”, ripetendo i consigli di Kindack1 Ngo
Biyong Bi Kuban2, nostra Maestra, dice: "Dio è come un
Grande Albero” di cui si riesce a
percepire un solo aspetto alla volta, in base all’angolo da
cui viene osservato: chiunque sorvoli
l’albero, percepirà soltanto il fogliame gli eventuali frutti o
fiori stagionali; chiunque viva nel
sottosuolo, ne saprà di più delle sue radici; quelli che vi si
appoggeranno all’albero lo riconosceranno, sentendolo dietro la
schiena;
quelli provenienti da
qualsiasi punto cardinale, vedranno aspetti che
quelli che sono dall’altra parte non necessariamente vedranno; alcuni, quelli
privilegiati, percepiranno il segreto tra la corteccia e la
polpa del legno; ed altri ancora, la
scienza intima custodita nel midollo dell’albero; ma, qualunque sia la
superficialità o la profondità della
percezione di ciascuno, nessuno sarà mai
posizionato in un’angolazione dalla quale sia possibile percepire
tutti questi aspetti nello stesso tempo, a meno che non ci si
trasformi in questo stesso albero divino!
Ma allora, siamo ancora
umani? Che tutti i teatri del
mondo si tollerino e accettino reciprocamente, per meglio servire lo
scopo globale dell’ITI, affinché, in questo suo
70° anniversario, ci sia più Pace nel
mondo con una forte partecipazione
del Teatro …
Were Were Liking
1 Kamite, abitante di Kamita, la “Terra dei Neri”, lett. "Africa". Il termine Kamite si riferisce anche a tutti i nativi e ai loro discendenti sparpagliatisi per il mondo nelle diaspore, oltre ai praticanti della religione originaria di questa regione.
2 Gbégbé, danza tradizionale della Regione Bété, in Costa d’Avorio, usata nelle manifestazioni pubbliche di giubilo o di cordoglio.
3 Bikoutsi, termine composto da a) Kout: “colpo” e b) Si, che identifica la Terra. Una danza Fan Beti originaria del Camerun meridionale, inizialmente praticata dalle donne per garantirsi le benedizioni da parte della Madre Terra (buoni raccolti, migliori condizioni meteo, ecc.) e durante la quale era necessario colpire vigorosamente il suolo affinché prestasse ascolto. Oggi, è stata recuperata dai giovani dell’intera regione e oltre, grazie a molte star internazionali.
4 Glaé, sistema religioso delle popolazioni Wè e Wobè, originarie della zona occidentale della Costa d’Avorio, basate sulle “Maschere”. Un’intera gerarchia di maschere, dall’aspetto spesso terrificante, funge da fondamento a tutte le credenze e le organizzazioni sociali di queste popolazioni.
5 Wabele, una delle maschere del sistema religioso Senufo, originario della parte settentrionale della Costa d’Avorio. Con la testa di iena mangiafuoco, rappresenta la conoscenza e il potere.
6 Poniugo, altra maschera del sistema religioso Senufo, basato sulla Poro, il rito d’iniziazione nel cuore dei boschi sacri e che governa tutta la loro società.
7 Kindack; lett. "Signora dei Consigli", titolo conferito alle Matriarche, donne che hanno raggiunto un livello di saggezza attraverso l’iniziazione a Mbock o a Mbog, sistemi religiosi della Regione Bassa, nel Camerun centrale, e che corrisponde al titolo di Mbombock, riservato agli uomini.
8 Kuban; ragazza di Biyong, figlio di Kuban. Questo è il nome di mia nonna, una delle ultime detentrici della conoscenza "KI-Yi Mbock", da cui ho ricevuto l’incarico di trasmissione per il quale ho lavorato duramente per oltre tre decenni.
Biografia – Were Were Liking, Costa d’Avorio
WEREWERE-LIKING GNEPO, artista multidisciplinare, è nata il 1° Maggio 1950 a Bondé, in Camerun e vive in Costa d’Avorio sin dal 1978. In qualità di scrittrice, vanta circa trenta pubblicazioni a suo nome, che includono romanzi, opere teatrali, storie, saggi, libri d’arte e di poesia. Come pittrice, da quando ha preso in mano il pennello per la prima volta, nel 1968, ha organizzato molte mostre in giro per il mondo. Più ampiamente in ambito teatrale, oltre ad essere acclamata drammaturga, è anche un’innovativa burattinaia ed è stata direttrice di molti grandi affreschi teatrali, tutto descritto con il nome di opere africane, molte delle quali hanno fatto il giro del mondo. È stata attrice sia per il palcoscenico che per lo schermo, oltre ad essere anche un’artista rap.
Come ricercatrice in Tecniche Pedagogiche Tradizionali dell’Università di Abidjan (ILENA), dal 1979 al 1985, ha partecipato alla rivoluzione del teatro rituale, ed ha avviato il gruppo artistico Ki-Yi Mbock dall’alto della propria esperienza nel campo. Ha sviluppato uno speciale sistema di formazione, ispirato ai riti d’iniziazione africani, che le consente di raggiungere centinaia di giovani in circostanze difficili e di reintegrarli nella società. Questo, nel 2000, le ha garantito il Premio Pince Clauss di “Eroe della Città”. Nel 2001, ha fondato la Pan-African Ki-Yi Foundation, che cerca di galvanizzare le giovani generazioni, incoraggiando la Creatività come un percorso di sviluppo personale, e con la quale lavora dal momento della fondazione. Il suo duro lavoro, in una grande quantità di discipline, è stato riconosciuto attraverso innumerevoli premi, che includono, a titolo esemplificativo, il Premio Arletty, insignito dalla Francia, il René Praile, conferito dal Belgio, il Fonlon Nichols, dall’Università di Alberta, in Canada, il titolo di Chevalier des Arts et Lettres Françaises, il titolo di Membro dell’Ordine Nazionale di Merito della Costa d’Avorio, il titolo di Membro dell’Alto Consiglio de “La Francophonie” dal 1997 al 2003, il Noma Prize 2005 e il titolo di persona insigne dell’Annuario del 2007, grazie al suo romanzo “The Memory Amputee”. Oggi, è membro permanente dell’Accademia di Scienza, Arte e Cultura dell’Africa e delle Diaspore Africane in Costa d’Avorio.
Traduzione a cura del Centro Italiano dell’International Theatre Institute.