per l'Europa
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Messaggio
della Giornata Mondiale del Teatro 2018 – Europa
Simon
McBurney, Regno Unito
Attore, scrittore, regista e
co-fondatore del Théâtre de Complicité
A mezzo miglio dalla costa della
Cirenaica, nel nord della Libia, si trova un vasto anfratto roccioso, di 80 metri
di larghezza e 20 di altezza. Nel dialetto locale chiamato auh Fteah. Nel 1951
l'analisi della datazione al carbonio ha mostrato un'occupazione umana
ininterrotta da almeno 100.000 anni. Tra i reperti venne alla luce un flauto
osseo databile tra i 40 e i 70.000 anni fa. Da ragazzo, sentita questa notizia,
chiesi a mio padre: "Avevano musica?" Mi sorrise: "Come tute le
comunità umane."
Mio padre era uno studioso della
preistoria nato in America. Il primo a scavare il sito di auh Fteah in
Cirenaica.
Sono molto onorato e felice di
essere il rappresentante europeo della Giornata Mondiale del Teatro di
quest'anno. Nel 1963, il mio predecessore, il
grande Arthur Miller disse che la minaccia della guerra nucleare gravava
pesantemente sul mondo: "Mi stato chiesto di scrivere in un'epoca in cui la
diplomazia e la politica hanno braccia terribilmente corte e deboli; la
portata fragile, ma allo stesso tempo, lunga dell'arte deve sopportare il peso di
tenere insieme la comunità umana ". Il significato della parola Dramma
deriva dal greco "dran" che significa "fare" ... e la parola
teatro ha origine dal greco "Theatron", che letteralmente significa "luogo della
visione". Un luogo non solo dove guardiamo, ma dove
vediamo, riceviamo, capiamo. 2400
anni fa Policleto il Giovane progetto il grande teatro di Epidauro. Poteva
accogliere fino a 14.000 persone.
L'acustica di questo spazio
all'aperto miracolosa. Un fiammifero acceso al centro della scena put essere
sentito in tutti i 14.000 post.
Come in tutti i teatri greci, quando
si guardavano gli attori, si vedeva anche il paesaggio oltre. Così non solo si
combinavano più luoghi contemporaneamente, la comunità, il
teatro e il mondo naturale, ma si riunivano anche tutti i tempi.
Poiché lo spettacolo evocava i miti del passato nel tempo presente, si poteva
guardare oltre il palco quello che sarebbe stato il proprio futuro ultimo. La natura. Una delle rivelazioni più notevoli
nella ricostruzione del Globe Theatre di Shakespeare a Londra legata alla
visione. Questa rivelazione riguarda la luce. Sia il palco che la platea
sono illuminati allo stesso modo. Artisti e pubblico possono vedersi. Sempre.
Ovunque si guardi ci sono le persone.
E una delle conseguenze che ci viene
ricordato che i grandi soliloqui di Amleto o Macbeth, non erano solo
meditazioni private, ma dibattiti pubblici. Viviamo in un'epoca in cui è
difficile vedere chiaramente. Siamo circondati da più finzioni che in qualsiasi
altro momento della storia o della preistoria. Qualsiasi "fato" può
essere messo in discussione, qualsiasi aneddoto può presentarsi alla nostra attenzione
come "verità". Una finzione in particolare ci circonda continuamente. Quella
che cerca di dividerci. Dalla verità. Gli
uni dagli altri. E che dice che
siamo separati. I popoli dalle persone. Le donne dagli uomini. Gli esseri umani
dalla natura. Ma proprio mentre viviamo in un
periodo di divisione e frammentazione, viviamo anche in un tempo di immenso
movimento. Più che in qualsiasi altro momento della storia, le persone
sono in movimento; spesso in fuga; a piedi,
a nuoto se necessario, migrando; in
tutto il mondo. E questo solo l'inizio. La risposta, come sappiamo, stata
quella di chiudere i confini. Di costruire muri. Di chiudersi. Di isolarsi. Viviamo
in un ordine mondiale tirannico, in cui l'indifferenza la moneta corrente e
la speranza una merce di contrabbando.
Parte di questa tirannia consiste
nel controllo non solo dello spazio, ma anche del tempo. Il tempo in cui
viviamo evita il presente. Si concentra sul passato recente e sul futuro
prossimo. Quello non ce l'ho. Comprerò questo. Ora l'ho comprato, ho bisogno di
avere la prossima ... cosa. Il passato profondo cancellato. Il futuro senza
conseguenze.
Molti dicono che il teatro non
cambierà o non può cambiare nulla di tutto questo. Ma il teatro non se ne andrà
via. Perché il teatro è un luogo, sarei tentato di dire un rifugio. Dove le
persone si incontrano e formano istantaneamente una comunità. Come
abbiamo sempre fatto. Tutti i teatri hanno la misura delle prime comunità
umane, da 50 a 14.000 anime. Da una carovana nomade a un terzo
dell'antica Atene. E poiché il teatro esiste solo nel
presente, esso si oppone a questa disastrosa visione del tempo. Il
presente è sempre l’oggetto del teatro. I suoi significati sono costruiti in un
atto comunitario tra performer e pubblico. Non solo qui, ma ora. Senza l'atto del
performer il pubblico non potrebbe credere. Senza la fiducia del pubblico, la
performance non sarebbe completa. Ridiamo nello stesso momento. Siamo
commossi. Rimaniamo senza fiato o restiamo scioccati nel silenzio. E
in quel momento attraverso il dramma scopriamo una verità più profonda:
che ciò che consideravamo la divisione più privata tra noi, il confine
della nostra coscienza individuale, anche senza frontiere è qualcosa che noi
condividiamo. E non ci possono fermare. Ogni sera
riappariremo. Ogni sera gli attori e il pubblico si troveranno assieme. E lo
stesso dramma verrà rimesso in scena. Perché, come afferma lo scrittore
John Berger: "Nella profonda natura del teatro c' il senso del ritorno
rituale". Questo il motivo per cui il teatro sempre stato la forma d'arte dei
diseredati. Diseredati che, a causa dello smantellamento del nostro mondo, noi
tutti siamo. Ovunque ci siano artisti e spettatori, verranno messe in scena
storie che non possono essere raccontate da nessun'altra parte: nei
teatri d'opera e nei teatri delle grandi città, nei campi che ospitano
migranti e rifugiati nel nord della Libia e in tutto il mondo. Saremo sempre uniti,
insieme, in questa rievocazione. E se fossimo a Epidauro potremmo
guardare e vedere come condividiamo tutto questo con un paesaggio più
ampio. Come siamo sempre parte della natura e non possiamo sfuggirle,
proprio come non possiamo sfuggire al pianeta. Se fossimo al Globe,
vedremmo come, domande apparentemente private, siano rivolte a tutti noi.
E se dovessimo tenere in mano quel flauto cirenaico di 40.000 anni fa,
capiremmo che il passato e il presente qui sono
indivisibili, e che la catena della
comunità umana non put mai essere spezzata dai tiranni e dai demagoghi.
Simon McBurney
Biografia
- Simon McBurney, Regno Unito
Peter Brook: "Il teatro inglese
ha una tradizione eccellente e onorevole. Simon
McBurney e
Complicite non fanno parte di questa; hanno creato la loro propria tradizione e questo è
il motivo per cui sono così speciali, così preziosi. " Attore, scrittore e regista Simon
McBurney è attualmente uno dei più innovativi, mutevoli e influenti
registi teatrali. Ha co-fondato la compagnia Complicite (ex Théâtre
de Complicité)
a Londra nel 1983. Da allora ha lavorato in maniera
continuativa con gli stessi designer, produttori, registi, attori,
scrittori (compresa una stretta collaborazione di 25 anni con lo scrittore John Berger,
deceduto nel 2017), per sviluppare un processo di ricerca e creazione
profondo e altamente collaborativo, che fonde un fascino forte per il
linguaggio con la convinzione che tutti gli aspetti del teatro dovrebbero parlare. Che stia realizzando opere originali
o adattamenti per il teatro, oppure un’opera o un film o un lavoro che
reinventi i classici di Broadway, McBurney sfida continuamente i limiti della
forma teatrale. Oltre a scrivere e creare opere
originali, ha portato sul palcoscenico grandi opere teatrali - Beckett, Brecht,
Bulgakov, Dürrenmatt, Ionesco, Daniil Kharms, Arthur Miller, Bruno Schulz,
Shakespeare e Ruzzante - ed ha anche adattato numerose opere letterarie.
Ad esempio, il suo adattamento di Il Maestro e Margherita (2012) è stato lo spettacolo centrale del
Festival di Avignone del 2012, dove è stato Artiste Associé per quell'anno. Più recentemente ha adattato e diretto L’impazienza del Cuore (2016) di Stefan Zweig in collaborazione con
l'Ensemble Schaubühne di Berlino. Negli ultimi 20 anni il suo lavoro è
ritornato continuamente su questioni
politiche, sociali e filosofiche,
sul modo in cui viviamo, pensiamo e agiamo come società. Vengono esplorate idee
complesse e rivelate attraverso l'uso di una sorprendente teatralità, che
non teme di fondere le più antiche forme teatrali con gli aspetti più
avanzati della tecnologia. Con Mnemonico (1999-2004), un'opera teatrale sulla
relazione tra memoria, origine e identità, inizia la sua
fascinazione per la mente e la coscienza. McBurney ha ripreso la storia di
Oetzi, il cadavere trovato nel 1991 in un ghiacciaio sul confine
austriaco-italiano, che gli scienziati hanno dimostrato aver vissuto 5000 anni fa. McBurney
ha unito questa storia con una personale, attuale, di perdita e
rottura. Questi temi sono stati esplorati in
differenti modi negli ultimi anni, più
recentemente in The Encounter, che è stato commissionato per il Festival Internazionale di Edimburgo nel
2015. The Encounter, attualmente in tournée in Europa in una
nuova versione, è al
tempo stesso un'installazione, una
meditazione filosofica sulla natura della coscienza e un grido straziante
contro le istanze coloniali della moderna società dei consumi. Pone domande
politiche, sociali e formali su cosa significhi essere umani oggi. Unisce
la più antica delle forme teatrali, il semplice storytelling, con la tecnologia contemporanea,
utilizzando il suono
binaurale trasmesso dal vivo ad ogni
spettatore attraverso cuffie individuali. L'enfasi non è mai sulla tecnologia,
ma sulle domande fondamentali che McBurney pone sulla coscienza e su
come la società occidentale "pensi", ricordandoci che dobbiamo ascoltare
coloro che sono ai margini del nostro mondo, se vogliamo sopravvivere. Una
simile intersezione di rigorosa indagine intellettuale e
sorprendente forma teatrale è stato il centro del dramma A Disappearing Number (2007), scritto da McBurney e
ispirato a Apologia di un Matematico di G.H. Hardy che ha raccontato la
storia del rapporto tra il matematico di
Cambridge, Hardy e Srinivasa Ramnujan, il più grande matematico indiano del XX
secolo. Integrando la matematica complessa all'interno dello
spettacolo, McBurney ha tessuto una storia che combina identità culturale, amore e
mortalità con un'esplorazione della bellezza matematica, realizzata
attraverso la danza classica indiana, la musica e la video-proiezione. L'identità culturale e il
funzionamento della mente sono stati anche al centro delle opere realizzate con il Teatro
pubblico di Setagaya a Tokyo. Il primo, The Elephant Vanishes, è stato adattato da un libro di racconti
di Haruki Murakami. Il secondo è un
adattamento di due opere di Junichiro Tanizaki. La storia di Shunkin, una novella su un giocatore cieco di
Shamisen nel XIX secolo, e il saggio sull'estetica di
Tanizaki, Libro d’Ombra. I due spettacoli - uno ambientato
nella moderna Tokyo, il secondo un mix tra una stazione radio di Kyoto e il
Giappone dell'inizio del XIX secolofondevano contenuto e forma per porre domande
cruciali sulla cultura giapponese e, in generale su tutte
le culture, rispetto alla relazione tra presente e passato, sfidando le idee
occidentali di percezione e bellezza. Nella convinzione che, così come le
parole formano la base della nostra coscienza, la musica invece rivela e
fa appello al nostro profondo inconscio. Questa enfasi sulla
"musicalità" del teatro è stata evidente fin dall'inizio del suo lavoro. Non solo nell'uso della
musica stessa, ma nella forma degli spettacoli, che egli considera delle
vere e proprie partiture musicali. Questa musicalità è stata
particolarmente evidente in La Via dei
Coccodrilli, basato sugli scritti dell’ autore e
artista polacco Bruno Schulz, e ispirato al primo Concerto Grosso di Alfred Schnittke. The Noise of Time, creato in collaborazione con l'Emerson
Quartet e il Lincoln Center di New York, ha preso
come testo centrale il quartetto n. 15 di Shostakovitch. Il pezzo integrava il
teatro e la musica in un modo completamente nuovo, con il
quartetto che imparava a memoria questo
straordinario lavoro, in modo che
potessero muoversi con gli attori durante tutta la performance. Ciò ha portato
ad una collaborazione con la Los Angeles Philharmonic Orchestra nella
prima stagione della Walt Disney Concert Hall, con Strange Poetry, una meditazione su Berlioz, utilizzando l'intera orchestra come interpreti.
Da allora ha realizzato opere in collaborazione con De Nederlaandse
Opera di Amsterdam. Cuore di Cane (2010), una nuova opera del
compositore russo Sasha Raskatov, è stata poi seguita da Il Flauto Magico (2012) e da La Carriera di un Libertino di Stravinsky (2017). Il lavoro di McBurney, e della
compagnia di cui è direttore artistico, è stato riconosciuto non solo come origine
di un cambiamento epocale nel teatro inglese negli ultimi 30 anni, ma
anche per aver esercitato un’influenza sul lavoro di molti artisti in tutto il
mondo. Tra i numerosi premi e riconoscimenti è stato il primo straniero ad aver
ricevuto il prestigioso Premio Yomiuri in Giappone (2011), è stato Artiste Associée del Festival di Avignone (2012) e ha ricevuto dottorati onorari in
diverse università, tra cui Lund, in Svezia, la Metropolitan University di Londra e
l’Università di Cambridge.
Traduzione
di Roberta Quarta del Centro Italiano dell’International Theatre Institute.