per le Americhe
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Messaggio
della Giornata Mondiale del Teatro 2018 – Le Americhe
Sabina
Berman, Messico
Scrittrice, drammaturga e
giornalista
Possiamo immaginare. La tribù lancia piccoli sassi per
abbattere uccelli in aria, quando un mammut gigante irrompe sulla scena e
RUGGISCE; e allo stesso tempo, un piccolo
essere umano RUGGISCE come il
mammut. Allora, tutti fuggono via … Quel ruggito di mammut emesso da una
donna umana (mi piacerebbe immaginarla come una donna)
rappresenta l’origine di quello che ci rende la specie che siamo. Una specie capace
di imitare ciò che non siamo, di rappresentare l’Altro.
Facciamo un salto in avanti di
dieci, cento o mille anni. La tribù ha imparato ad imitare altri esseri: nella
profondità della caverna, nella luce tremolante di un falò, quattro uomini sono i
mammut, tre donne sono il fiume, uomini e donne sono uccelli, bonobi, alberi e
nuvole; la tribù rappresenta la caccia mattutina, catturando il passato con
il loro dono teatrale. Ancora più sorprendente: la tribù inventa,
quindi, possibili futuri, provando possibili modi di sconfiggere il mammut, il nemico
della tribù.
Ruggiti, fischi, mormorii
(l’onomatopea del nostro primo teatro) diventeranno linguaggio verbale. La lingua
parlata diventerà lingua scritta. Lungo un altro percorso, il teatro diventerà rito
e, successivamente, cinema. Ma, accanto a queste ultime forme, e
nel seme di ciascuna di esse, continuerà ad esserci sempre il
teatro. La forma più semplice di
rappresentazione. L’unica forma
vivente di rappresentazione.
Teatro: quanto più semplice è, tanto
più intimamente ci connette alla più sorprendente capacità umana, quella
di rappresentare l’Altro. Oggi, in tutti i teatri del mondo,
celebriamo la straordinaria capacità umana della performance, quella capacità
di rappresentare e, di conseguenza, catturare il nostro passato (e di
inventare possibili scenari futuri, portando alla tribù maggiore libertà e felicità). Quali sono i mammut che,
attualmente, la tribù umana dovrebbe sconfiggere? Quali sono i suoi
nemici contemporanei? Cosa dovrebbe
trattare quel teatro che aspiri ad
essere qualcosa di più di un semplice intrattenimento?
Ritengo che il mammut più grande di
tutti sia l’alienazione dei cuori umani. La perdita della nostra capacità di
sentire gli Altri, di sentire compassione per gli altri esseri umani come noi e per le
altre forme di vita come noi, anche se non sono umane. Che paradosso. Oggi, all’ultima
spiaggia dell’Umanesimo (dell’Antropocene), dell’era in cui gli esseri umani
sono la forza naturale che ha maggiormente cambiato il pianeta e che continuerà
a farlo, la missione del teatro, secondo il mio punto di vista, rappresenta
l’opposto di ciò che aveva riunito la tribù quando il teatro veniva interpretato
in una caverna: oggi, dobbiamo recuperare la nostra connessione con
il mondo naturale. Più della letteratura e più del
cinema, il teatro, che richiede la presenza di esseri umani davanti ad altri esseri
umani, è incredibilmente capace di salvarci dal diventare algoritmi o
pure astrazioni.
Rimuoviamo dal teatro tutto ciò che
è superfluo. Spogliamolo. Perché quanto più semplice è il teatro, tanto più
può ricordarci dell’unica cosa innegabile: che noi siamo, finché siamo ancora
in tempo, che siamo soltanto finché siamo carne ed ossa e cuori che
battono nei nostri petti, che siamo qui e adesso, e nulla più.
Lunga vita al teatro, la più antica
delle arti. L’arte di essere nel presente; la più straordinaria delle arti. Lunga
vita al teatro.
Sabina Berman
Biografia – Sabina Berman, Messico
Sabina Berman, nata a Città del Messico, è scrittrice e giornalista.
Considerata, a livello critico e commerciale, la drammaturga contemporanea di maggior successo del Messico, la Berman è una delle scrittrici viventi più prolifiche in lingua spagnola. Prima della sua nascita, i suoi genitori subirono la persecuzione profusa contro gli ebrei nella loro Polonia nativa e cercarono rifugio in Messico.
Sabina, insieme ai suoi due fratelli e alla sorella, è cresciuta nella piena consapevolezza delle tensioni che questo conflitto aveva messo sulle fortune della famiglia e, ancora oggi, considera questo un fatto decisivo per la sua vita.
Il suo lavoro da professionista come scrittrice riguarda, principalmente, i problemi legati alla diversità e ai suoi ostacoli. Il suo stile tende verso lo humour e la necessità di andare oltre i limiti della lingua. È quattro volte vincitrice del Premio Nazionale di Drammaturgia in Messico (Premio Nacional de Dramaturgia Juan Ruiz Alarcón) e ha vinto due volte il Premio Nazionale di Giornalismo (Premio Nacional de Periodismo). Le sue opere teatrali sono andate in scena in Canada, America del Nord, America Latina ed Europa. Il suo romanzo, Me (La mujer que buceó en el corazón del mundo) è stato tradotto in 11 lingue e pubblicato in oltre 33 paesi, tra cui Spagna, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele.
Attualmente, sta lavorando per il cinema e la televisione.
Traduzione a cura del Centro Italiano dell’International Theatre Institute.